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Quel raggio di sole di Magrignana

Nel nostro Appennino si trovano borghi ricchi di storie fantastiche, tradizioni e usanze che è doveroso mantenere vive e raccontare affinché non vadano perdute.

Oggi vi parliamo del piccolo borgo di Magrignana, frazione di Montecreto circondata dai castagneti e che nel giorno di San Geminiano (protettore non solo di Modena ma anche del borgo) vede svolgersi una festa affascinante e dal sapore ancestrale.

Nei giorni che precedono san Geminiano (31 Gennaio) infatti, accade che finalmente il sole, dopo un paio di mesi di assenza, torni a scavalcare  la montagna e a toccare coi propri raggi il campanile della chiesa di Magrignana, segnando in questo modo la fine del periodo all’oscuro.


Da quel momento in avanti i raggi solari arriveranno in maniera sempre più diretta, fino a baciare completamente il paese e a renderlo in primavera o in estate uno splendido luogo in cui fare una passeggiata.

La festa che si è svolta la domenica precedente san Geminiano (quindi il 29 gennaio) ha visto Magrignana affollarsi per un giorno, richiamando soprattutto abitanti di Montecreto ma anche sestolesi e turisti.

E’ stata un’occasione anche per vedere la chiesa parrocchiale del 1669, in cui si è celebrata la messa, al cui interno si trovano una croce astile del ‘500, un soffitto ligneo del ‘700 e tante altre ricchezze tutte da ammirare.

Dopo aver osservato il sole toccare la punta del campanile infatti è stato possibile fermarsi per il pranzo organizzato dall’associazione dei Volontari per Magrignana, che con il ricavato del pranzo riescono a sostenere le spese per la cura e gestione della chiesa e del museo del Caprile.


Un pranzo speciale, a base di prodotti e alimenti tipici del nostro Appennino, tra cui crescentine, tortellini e gnocco fritto.

Non potevano mancare anche i prodotti a base di farina di castagne quali le frittelline o i ciacci.

Magrignana infatti è famosa da sempre per i castagneti che la circondano e per essere non solo luogo di raccolta, ma anche di essicazione e lavorazione delle castagne secondo i metodi tradizionali.

Ancora oggi è possibile trovare un piccolo metato che effettua tutte queste fasi fino a ricavarne l’ottima farina.







Noi stessi abbiamo portato più volte le castagne dei nostri alberi secolari, rimanendo ogni volta incantati dalla lavorazione di quella che veniva definita una volta “il pane dei poveri”, quando la castagna era l’unico prodotto disponibile in montagna ed era quindi alla base dell’alimentazione.

Magrignana è anche un borgo dall’importante valore storico. Il nome sembra che abbia le sue origini dalla famiglia del Macri o dal nome dell’imperatore Macrinus.

Il primo insediamento sembra risalire addirittura al II secolo d.C. anche se era posizionato più in alto sulla montagna e solo qualche secolo più avanti, in seguito a una slavina, il borgo fu ricostruito in quella che è la posizione odierna. Camminando lungo le vie di Magrignana ci si imbatte in antiche case di sasso, percorrendo sentieri che sono ancora ben conservati e che parlano di storia. La storia di un borgo quasi completamente spopolato ma in grado di riunire tante persone e rivivere come un tempo, grazie agli abitanti volontari e alla voglia di non perdere la storia e le tradizioni.

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